venerdì 26 agosto 2016

Terremoto: perché non torniamo a Roma

In tanti, amici e parenti non marchigiani, mi chiedono perché non carico la famiglia in auto e torniamo a Roma invece di rimanere qui a Venarotta (Ascoli Piceno) a combattere contro la paura e a convivere con le continue scosse di terremoto (stanotte ne ho sentita una alla 1.50 ed un'altra molto forte alle 6.30).
Per noi questa cittadina non è terra di vacanza, luogo di villeggiatura. Qui abita la nostra famiglia, qui c'è nonna Alba (90 anni e tanti terremoti alle spalle), qui c'è Nonna Silvana, i cugini. Questa è la nostra seconda casa, dove torniamo almeno una volta al mese durante l'anno, se non di più, quindi, vi chiedo, si può scappare da casa propria?
Quando sono caduto in moto, tanti anni fa, per la prima volta, mi è stato insegnato a riprendere la moto e ripartire subito altrimenti non sarei più riuscito a farlo.
Scusate il paragone, ma qui è quasi lo stesso.
Mia moglie Sara, mia suocera Silvana, nonna Alba insegnano che bisogna conviverci con il terremoto, che le scosse di assestamento, più o meno forti, potranno andare avanti anche per mesi e che non bisogna avere paura.
Io ho avuto paura, tanta, alle 3.38 del 24 agosto e adesso ne ho ancora, sono un fascio di nervi ma come non mi arrendo a non prendere più la metro a Roma, o il Frecciarossa, o l'aereo per "evitare" gli attentati così combatto contro me stesso, aiutato da mia moglie, per imparare a convivere contro ogni scossa di assestamento, sentendola arrivare nelle vene, contando i secondi e pregando che passi presto, aspettando la prossima, quasi con ansia, quasi come per avere altre ore di "tregua" e poter dire anche questa è passata.
Non si scappa dalla propria vita e i nostri figli, purtroppo, che hanno dentro almeno metà sangue marchigiano, questo lo stanno imparando.
Poi che Dio ci protegga, che sant'Emidio ci protegga.


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