venerdì 19 settembre 2014

Cari politici, se avete fatto arrabbiare anche mio Padre vuol dire che siete oltre il limite. Ultimo avviso.

Caro direttore,
i nostri parlamentari sono semplicemente scandalosi. Propongo una “cura” della paralisi a cui assistiamo che sicuramente avrà successo: ridurre, anzi azzerare lo stipendio a tutti, fino a quando non avranno “sfornato” tutti i nomi della Consulta e del Csm. Troppo comodo discutere vanamente, immersi nei privilegi, in nome – mi costa dirlo – di una non meglio specificata democrazia... Noi cittadini che soffriamo per la sempre più grave crisi economica, che fatichiamo a portare a casa lo stipendio, quando c’è, siamo arcistufi di queste commedie che vediamo in tv e che ci mostrano al mondo come un popolo di buffoni. In altre parole li paghiamo se producono, altrimenti a digiuno. Anzi, meglio: a casa.
Paolo Gibertini, Novate Milanese.
So bene, caro amico, che ogni singola parola che ha scritto le è costata. E so quanta onesta passione cristiana e civile la anima, l’opposto di qualsiasi dozzinale qualunquismo. Penso perciò che una lettera come la sua debba suonare come un terribilmente assordante campanello d’allarme alle orecchie dei signori deputati e senatori che ancora non pongono fine all’estenuante prova di forza – anzi, alla veemente eppure mediocre prova di incrociate debolezze – ingaggiata sulla scelta dei membri della Consulta e del Csm di designazione parlamentare. Così come credo che abbia ragione quel gran giurista e testimone del tempo che risponde al nome di Cesare Mirabelli (l’ex presidente della Corte costituzionale risponde oggi alle nostre domande nell’intervista curata da Giovanni Grasso che pubblichiamo a pagina 6) a ricordare che spettacoli di questo tipo non sono, purtroppo, una novità e che la forte maggioranza qualificata richiesta per questo tipo di votazioni su personalità destinate a ricoprire un “ruolo di garanzia” come quello di giudice dell’Alta Corte è un presidio al quale non si può e non si deve rinunciare. La sua protesta sottolinea, però, che il problema non è in alcun modo questo o quel “quorum” troppo alto, ma la soglia di sopportazione e di fiducia ormai troppo bassa di tanti, tantissimi cittadini nei confronti della classe politico-parlamentare. Anche ciò che in passato veniva considerato “fisiologico”, parte ben possibile delle battaglie e dei riti tipici del confronto tra partiti e gruppi, oggi viene sentito come intollerabile. Qualcuno, fuori e dentro i “palazzi”, ha ben capito l’amaro cambiamento di clima – e si sente rincuorato e spronato dai sempre più severi appelli del capo dello Stato a onorare esemplarmente in propri compiti –, qualcun altro, invece, finge di non capire o gioca deliberatamente, e persino allegramente, al massacro della residua immagine della politica e delle istituzioni. Beh, poiché gli italiani non sono stupidi, ritengo che questi giocatori spregiudicati e sfascisti siano quelli che alla fine pagheranno di più nel giudizio degli elettori. Lo penso e, comunque, lo spero.
Marco Tarquinio

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