martedì 2 aprile 2013

Defraudare la dovuta mercede agli operai è colpa così enorme che grida vendetta al cospetto di Dio

Il lavoro è l’azione e l’effetto del lavorare. È l’esercizio di un’arte, di un mestiere. Uno vive del lavoro delle sue braccia, della sua mente. Tutte le famiglie cercano pane e lavoro. Una buona occupazione e la giusta mercede realizza l’animo umano e fa crescere la compagine familiare. Lavorare vuol dire fare, impiegare le proprie forze, usare il proprio ingegno, vuol dire produrre, commerciare. Sarà un’arte, una professione. Senza dimenticare il significato della parola latina “laborare” che vuol dire “faticare”, proprio come dice la Bibbia: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane”.
Fatto a immagine di Dio, l’uomo considera il lavoro come un punto fondamentale della sua vita. Dio stesso infatti gli ha dato questa consegna: “Soggiogate la terra”. Soggiogate la terra: un comando dalla portata quasi infinita: i primi strumenti di lavoro, la ruota, la scrittura, una scoperta dopo l’altra, fino al viaggio sulla Luna e oltre. Ogni traguardo diventa un punto di partenza. Il lavoro, in tutte le sue svariate dimensioni, ha soprattutto lo scopo di produrre beni materiali e culturali per la crescita umana, nella libertà e nella pace, perché ogni persona possa vivere e realizzarsi pienamente.
Il giusto salario

“Se uno ha ricchezze in questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di Dio?” (1 Gv 3).
Ogni creatura umana dal suo concepimento fino alla morte naturale ha il diritto sacrosanto a vivere e vivere dignitosamente. Con il sudore della tua fronte mangerai il tuo pane che ti mantiene in vita. Dunque per vivere è necessario lavorare: lavoro del braccio e lavoro della mente, con forte volontà e intelligenza.

Il lavoro del braccio e della mente può essere esercitato in proprio oppure sotto un datore di lavoro. Oggi, nell’era della globalizzazione la più alta percentuale di lavoro avviene sotto padrone. In questo caso l’operaio ha diritto a una retribuzione che rispecchi la giustizia di un dignitoso mantenimento della sua famiglia. Parliamo dunque dei doveri che ogni datore di lavoro ha verso gli operai e gli impiegati. Vanno stipulati i contratti che si devono rinnovare a ogni loro scadenza, perché l’inflazione è sempre in agguato.

Ogni contratto deve rispettare la giustizia che riguarda prima di tutto il dare a ogni dipendente il giusto compenso secondo il caro vita. La giustizia chiede inoltre di non pesare sull’operaio, di non opprimerlo per l’utile proprio. Bisogna avere un’attenzione particolare ai più bisognosi, ai meno dotati, agli sfortunati: siamo tutti egualmente figli di uno stesso Padre, sebbene di lingue e religioni diverse e tutti dobbiamo vivere. Non bisogna guadagnare sulla pelle degli altri.

Defraudare la dovuta mercede agli operai è colpa così enorme che grida vendetta al cospetto di Dio (cf Gc 5,4). Sappiamo bene che Dio si è sempre impegnato a difendere i deboli e gli oppressi. La società e lo Stato devono assicurare all’operaio un livello salariale adeguato al mantenimento sia del lavoratore che della sua famiglia. E sorvegliare per stroncare ogni sfruttamento, in questo e in altri casi particolari sarà sempre decisivo l’intervento dei sindacati addetti al controllo dei contratti, della sicurezza e del trattamento.
Fa parte della giusta ricompensa all’operaio e all’impiegato, il comportamento dei padroni e dei dirigenti verso i loro subalterni. Essi non devono ridurre i loro collaboratori a puri esecutori materiali, perché non sono macchine, ma persone intelligenti.

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