venerdì 1 marzo 2013

Il pianto, il volo in elicottero, il portone che si chiude e la "buona notte"

Papa in elicottero sorvola Colosseo
Ho visto molta gente piangere, ieri, in questo lento e lungo saluto a Papa Benedetto XVI. Un saluto che nessuno si sarebbe mai aspettato di vivere, di organizzare, di accompagnare ma a volte la Storia, quella maiuscola, va oltre i nostri programmi terreni ed entra prepotentemente nella nostra vita costringendola ad adattarsi, a cambiare, a prenderne atto.
E noi tutti ne abbiamo preso atto, giorno dopo giorno: la Storia si stava consumando sotto i nostri piedi, davanti ai nostri occhi, sopra la nostra testa.
Ho pianto. Ho pianto tanto sia Domenica all'ultimo Angelus, con in spalla mio figlio e per mano mia moglie, sia mercoledì all'Udienza generale sia ieri nell'ultimo silenzioso saluto infastidito, discretamente, dal rumore delle pale dell'elicottero.
Ho pianto ieri come il Suo Segretario, don Georg, e come il suo autista incredulo di accompagnarlo per l'ultimo breve viaggio verso l'eliporto.
Anche io, come tutti noi cristiani, mi sono sentito in questi otto anni un piccolo autista delle tue idee, Santo Padre, cercando di portarle agli altri, tramite anche queste pagine, a volte anche senza averne compreso appieno il significato.
Ho seguito con lo sguardo, come tanti privilegiati romani, il volo in elicottero: prima dagli schermi tv e poi nel passaggio sopra la mia testa.
Mi è sembrato di salutarlo ancora e di essere salutato: è la sensazione che tutti abbiamo provato, in comunione. Quel rumore roboante di pale è sembrato a me prima un respiro e poi un sospiro che, dopo essersi avvicinato, se ne è andato per sempre.
Le ultime Sue parole, prima che il portone lo chiudesse al mondo, hanno parlato a tutti noi ricordandoci la dimensione dell'essere tutti Pellegrini su questa terra, e la stanchezza, accompagnata dalla certezza, che davanti vi è un'altra notte, che sia "buona" per tutti noi, per il mondo, per il bene comune, per la chiesa.
"Buona notte" sono state le ultime parole da Papa e sono risuonate come quelle di nostro padre, o di nostro nonno: a suo modo, un po' tedesco, una carezza per noi e per i nostri figli.
Viva il Papa!


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