giovedì 24 gennaio 2013

Avvenire presenta il mio libro "Per una nuova generazione di politici cattolici"

Chi si aspetta di trovare prese di posizione pre­costituite, con una ta­bella di marcia da seguire al­la lettera, è decisamente fuo­ri strada. Giorgio Gibertini – giornalista, scrittore e presi­dente del Centro di aiuto al­la vita Eur Sant’Eugenio di Roma – nel suo nuovo libro «Per una generazione di politici cattolici» (edizioni Sugarco) alle imposizioni preferisce la riflessione. E nel difficile compi­to di realizzare un manuale che possa essere una «mappa» per chi si appresta a entrare in politica si affida alle testimonianze di prota­gonisti della cultura cattolica, cita i passi del Vangelo, fa riferimento ai testi delle encicliche e prende spunto dalle fonti della dottrina so­ciale della Chiesa.

A questa eredità aggiunge anche passaggi del suo percorso personale al Cav di Roma. Risultato? Al centro del volume – che il 31 gennaio alle 15 verrà presentato nel­la Sala Del Refettorio della Camera dei De­putati – c’è il tema della difesa della vita, ar­gomento trattato anche nella prefazione e nel­la postfazione rispettivamente da Paola Bi­netti ed Eugenia Roccella. «Viviamo un periodo dove gli schieramenti non sono così ben differenziati l’uno dall’al­tro – sostiene l’autore – e la vera discriminante è: che cosa intende fare per la vita, per i non nati, per i malati il candidato in quel partito?». È la domanda che un elettore cattolico deve porsi prima di recarsi al seggio. È la stessa que­stione che deve contraddistinguere i protago­nisti cattolici della politica italiana. Per Gi­bertini, infatti, il vero compito del politico og­gi è quello di «valorizzare l’esistente». Si trat­ta di un impegno da portare avanti soprattut­to sostenendo la famiglia e aiutando la vita nascente. Per queste ragioni – scrive – 'l’a­zione politica dei cattolici deve tenere conto sempre e comunque che tutto deriva e tutto deve tornare, alla dignità della persona'. Può sembrare un concetto astratto. Allora Giber­tini prova a fare un esempio: «Ogni aborto ha un costo che oscilla fra i 1.479 e i 1.814 euro. Nel 2010 effettuati oltre 115mila interruzioni, per una spesa complessiva di oltre 170 mi­lioni di euro. Cifra completamente a carico dei contribuenti. Non sarebbe meglio destinare ta­le somma in servizi che aiutino le donne a non abortire?». Ed ecco che la riflessione si fa pro­posta.
Luca Mazza  di Avvenire

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