lunedì 23 ottobre 2006

EUTANASIA OMICIDIO MEDICALMENTE ASISSTITO

FederVita Lombardia - Servizio informazione e commenti
Un documento dei Medici Cattolici di Milano
 EUTANASIA, OMICIDIO MEDICALMENTE ASSISTITO
Dopo il recente intervento del Presidente della Repubblica in seguito alla lettera di Piergiorgio Welby, malato di distrofia, che ha di nuovo scatenato l'offensiva laicista sul tema dell'eutanasia, l'Associazione dei Medici Cattolici (sezione di Milano) è interventuta nel dibattito in corso con un documento del suo Presidente, prof. Giorgio Lambertenghi Deliliers che volentieri pubblichiamo. di Giorgio Lambertenghi Deliliers, presidente dell'Associazione Medici Cattolici (sezione di Milano)
 Il recente intervento del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano sulla lettera di Piergiorgio Welby ha di nuovo scatenato l’offensiva laicista sul tema dell’eutanasia, cavallo di battaglia delle precedenti elezioni politiche.
 Stiamo assistendo a un crescendo della cultura della morte che impone da parte dei medici cattolici una ferma e coraggiosa affermazione della libertà di intervento dell’operatore sanitario a tutela della salvaguardia della vita umana.
 In vista del prossimo dibattito parlamentare è assolutamente necessario ribadire alcuni principi fondamentali più volte richiamati dal magistero della Chiesa Cattolica.La dignità del morire, sbandierata dai sostenitori dell’omicidio medicalmente assistito, implica di per sè il diritto della persona sofferente a non essere abbandonato e a ricevere tutti quei supporti terapeutici, come l’alimentazione parenterale e la ventilazione meccanica, la cui sospensione potrebbe essere causa di drammatiche sofferenze psicologiche e fisiche.Le vie da percorrere per una giusta legislazione sono una più incisiva terapia del dolore, ancora oggi frenata da preconcetti del passato, e una ragionevole astensione di trattamenti sproporzionati che non trovano giustificazioni sul piano clinico.E’ opportuno ribadire con chiarezza e senza ambiguità la distinzione tra accanimento terapeutico, inutile ai fini del recupero biologico e della guarigione, e sospensione di quelle misure assistenziali che devono essere attuate nel rispetto dovuto alla persona umana.La segnalazione di casi di recupero tardivo della coscienza e la dimostrazione di un’attività cerebrale che, anche se silente, può essere rilevata con sofisticate tecnologie, confermano come negli stati vegetativi sia impossibile stabilire la soglia dell’irreversibilità in modo inequivocabile.La prossima discussione in parlamento sul cosiddetto "testamento biologico" dovrà basarsi su un confronto culturale di alto livello, nella certezza che la richiesta del "morire" (riflesso di una filosofia consumistica che interpreta la "qualità della vita" esclusivamente in termini di efficienza fisica ed economica) non potrà mai divenire una "cura" legittimata.

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